News Pubblicata il 07-11-2025

Transizione 5.0: fondi esauriti senza preavviso. Imprese in lista d’attesa e forti criticità operative

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Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha annunciato, con il Decreto Direttoriale del 6 novembre 2025, l’esaurimento delle risorse finanziarie del Piano Transizione 5.0, la misura cardine del PNRR dedicata alla trasformazione digitale ed energetica delle imprese.

  La comunicazione è arrivata senza alcun preavviso, lasciando migliaia di aziende e operatori del settore spiazzati a poche settimane dalla scadenza naturale del piano, fissata al 31 dicembre 2025.
 
Scadenze ancora aperte, ma fondi terminati
Nonostante l’esaurimento della dotazione, il decreto chiarisce che le imprese possono continuare a presentare domande fino al 31 dicembre 2025.
  Tuttavia, le comunicazioni inviate dal 7 novembre in poi non riceveranno più la conferma di prenotazione del credito d’imposta: al loro posto, il GSE rilascerà una ricevuta di indisponibilità delle risorse.
  In sostanza, le nuove richieste finiranno in una lista d’attesa, che verrà gestita in ordine cronologico qualora si rendessero disponibili ulteriori fondi, per effetto di rinunce o rimodulazioni di spesa.
 Non è ancora chiaro come verranno gestite le domante che, sebbene siano state presentate entro il 7 novembre, non hanno ricevuto la conferma di prenotazione entro 6 novembre.
 
Perché i fondi si sono esauriti
La chiusura anticipata non è stata causata da un eccesso di domande, ma da una rimodulazione del PNRR, che ha comportato un drastico taglio delle risorse REPowerEU destinate al piano: da 6,3 miliardi2,5 miliardi di euro.
  Una riduzione di oltre il 60% concordata con la Commissione Europea, che ha dirottato le somme residue verso altre misure ritenute prioritarie.
  Secondo quanto comunicato dal Ministero, le risorse disponibili risultano ora interamente assorbite dalle comunicazioni già presentate dalle imprese.
 
Un blocco senza preavviso
Ciò che ha suscitato maggiore sorpresa è la mancanza di preavviso.
  Le imprese e i consulenti energetici ritenevano di poter presentare le domande entro la fine dell’anno, come previsto dal decreto originario del 24 luglio 2024.
  Molte aziende avevano già avviato gli investimenti o firmato ordini vincolanti, in attesa delle certificazioni ex ante da parte degli EGE o delle ESCo.
  La comunicazione improvvisa del 6 novembre ha invece bloccato i contributi senza margine di reazione, generando un effetto di stop immediato su numerosi progetti in corso di definizione.
 
I danni per le imprese
L’impatto economico per il sistema produttivo è significativo.
  Le aziende che non hanno presentato prima del 6 novembre la prenotazione si trovano oggi escluse dal credito d’imposta, pur avendo pianificato gli investimenti in base alla misura.
  Chi aveva già sostenuto costi preliminari, stipulato contratti o versato acconti, rischia ora di non ottenere il beneficio fiscale previsto, con riflessi negativi sui business plan e sulla redditività dei progetti.
 Anche le società di consulenza e le ESCo, che avevano predisposto decine di progetti, lamentano un danno indiretto: mesi di lavoro tecnico e certificazioni energetiche che rischiano di non trovare applicazione, almeno finché non saranno rifinanziate nuove risorse.
 
Reazioni e possibili soluzioni
Fonti ministeriali hanno confermato che il Governo è al lavoro su una misura di salvaguardia per le imprese che avevano già avviato investimenti o sottoscritto contratti in buona fede.
  Parallelamente, la Legge di Bilancio 2026 dovrebbe introdurre un nuovo schema di incentivi, basato su super e iper ammortamenti anziché crediti d’imposta, con una dotazione prevista di circa 4 miliardi di euro.

  L’obiettivo è semplificare le procedure e garantire maggiore continuità rispetto agli attuali meccanismi gestiti dal GSE.
 
 Fonte: MIMIT – Esaurite le risorse Transizione 5.0
 
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